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Presidenza greca in UE e divieto di protesta
Ha preso avvio il semestre di
presidenza greca del Consiglio dell’Unione Europea (una carica a
rotazione semestrale, che sarà in seguito ricoperta dall’Italia) e
mentre uno stuolo di auto blu nuove fiammanti scorrazzava i ‘grandi’ per
le strade di Atene, altri facevano i conti della serva immaginando come
il denaro speso per la cerimonia ufficiale avrebbe potuto essere
impiegato diversamente. Ad esempio, si sarebbero potuti sfamare parecchi
bambini greci o si sarebbe potuto fornire copertura ospedaliera a
quanti muoiono perché privi di assistenza sanitaria.
Va comunque rilevato che per la prima volta, in una presidenza della
Grecia nell’Unione, la gran parte dei parlamentari ha disertato e non ha
partecipato alle cerimonie. Di particolare rilievo la scelta di Panos
Kammenos, del partito Greci Indipendenti, il quale - mentre atterravano
nella capitale i rappresentanti delle istituzioni europee - partiva alla
volta di Londra per incontrare l’Europarlamentare Nigel Farage, noto
per la forte opposizione alle attuali strutture antidemocratiche
europee.
Tuttavia, seppur nessun leader politico dell’opposizione si è recato
alla festa, è altrettanto significativo il fatto che non ci sono state
manifestazioni di protesta dal momento che il Governo e il Direttore
Generale della Polizia dell'Attica avevano ordinato che per motivi di
sicurezza pubblica, fra le 18 e la mezzanotte dell’8 gennaio, ogni
manifestazione pubblica all'aperto o marcia sarebbero state vietate. La
rabbia e l’indignazione dei cittadini greci è stata così soffocata con
una misura di oppressione che rende pienamente il clima dell’attuale
dittatura: sono stati infatti proibiti tutti gli assembramenti di più di
tre persone.
Nessuna opposizione al regime poteva essere tollerata; nessuna
protesta rispetto alle condizioni di miseria e di sofferenza del popolo
greco poteva essere ammessa. Con gli occhi mediatici dell’Europa puntati
su Atene, la propaganda di regime ha oscurato la verità e soffocato il
diritto a manifestare il proprio dissenso con la protesta.
E ora, partendo dall’esempio della Grecia, quando qui in Italia ci
capiterà di incontrare i poster pubblicitari a sostegno delle
istituzioni dell’Unione che ci chiedono se sappiamo quanto conta la
nostra voce in Europa, sappiamo cosa rispondere. Zero.
* Η αφίσα που προπαγανδίζει τη συμμετοχή στις ευροεκλογές ως δήθεν συμμετοχή στους θεσμούς...
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